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Paolo Nifosì (1997)
Le sinopie della vita

Una condizione peculiare della nostra esistenza contemporanea è quella di vivere in modo conflittuale tra un legittimo desiderio di bellezza, che ha in sé il senso dell'ordine, dell'equilibrio, dell'armonia e la constatazione di un degrado percepito dentro i contesti ambientali e sociali in cui ci muoviamo. È un dato conflittuale che spesso, a livello individuale, viene risolto rifugiandosi nel passato, andando a cercare spazi incontaminati di natura, o immergendosi nell'artificio delle arti, siano esse letterarie o di altro genere. Ma, se questo è possibile per il singolo fruitore, non è possibile per chi sente da artista l'urgenza di vivere dentro tali contraddizioni, di evitare fughe, di procedere lungo percorsi selettivi personali. Nasce da questa necessità di stare dentro questa realtà frantumata molta pittura contemporanea. In questa condizione si colloca la pittura di Giuseppe Puglisi, composta di brandelli, di strappi, di sagome umane dove la materia pittorica è bellissima, preziosa, come si trattasse di diaspri, lapislazzuli, ametiste, smeraldi, mentre le cose rappresentate sembrano ciò che rimane di un terremoto, di una esplosione nucleare, siano paesaggi di natura, siano città o interni o storie narrate di vita.

Trovo che Puglisi ha uno stile, un senso immediato, naturale di determinare la bellezza, pur dentro un'esistenza che non ha spesso stile. Le sue opere restano così in bilico tra la resa delle devastazioni e la magia delle armonie, delle materie, dei segni graficamente raffinati ed eleganti. L'insopprimibile urgenza della sua immaginazione ha la capacità di trasformare il caos in una raffinata forma decadente. Egli possiede un forte senso del colore. Parte dalla realtà, dalla natura, dal corpo, per approdare a impatti visivi di colori materici ancorati a griglie geometriche, molto seducenti nei rapporti, negli accordi che fanno pensare a certe soluzioni dei pittori della Secessione viennese. Gli esiti sono bidimensionali; la superficie non diventa luogo illusionistico, ma campo in cui frattali cromatici si organizzano con coerenza. Di un corpo che cade, che rimanda al Martirio di S. Matteo di Caravaggio, resta sulla tela la sagoma solo appena percepibile della testa, delle braccia, del busto; ma i colori, dal viola al rosa, al bianco, al grigio, al giallo, ribaltano la dimensione drammatica, per esiti esplosivi di colori luminosi. Il Faro acquista una monumentalità non comune, avanza con forza verso il primo piano, ingabbiato dall'azzurro del cielo e da assi verticali; allo stesso modo viene aggredito un ritratto romano, una delle tavolette dei Fayyu'm, scheggiando con solchi di colore il volto. Ne vengono fuori frammenti di sinopie, di ciò che è possibile recuperare dalla realtà. È così anche per gli amanti ridotti a sagome, ad apparizioni, con una sorta di assimilazione alle ombre cinesi. Egli si spinge verso l'astrazione, lasciando tracce che possono ricondurre alla realtà. Diventa preponderante il rapporto luce-colore, la vibrazione che i segni determinano, e non è esclusa una interferenza di alcune cifre stilistiche di Franco Sarnari per le sue strutturazioni segniche, per le icone degli amanti.
Puglisi vive dentro la realtà attraversandola con un dolce sentimento della bellezza; non mette a fuoco le immagini; preferisce stendervi sopra un delicato velo, determinando epifanie fatte di carezze, di tenerezze, di abbracci; epifanie di luci diurne e notturne. La realtà in sé non è classificabile brutta o bella. Dipende da noi, dal nostro modo di rapportarci con essa. Una città può essere vista come un inferno, ma anche come un miraggio. Nella città di notte dentro levitanti spazi di blu e di verde una sorta di galassia tecnologica si distende in lungo. Solo gli echi di un cuore innamorato possono vedere e restituirci quel luogo fatto di accensioni puntiformi, di rimandi, come in uno spartito musicale, con note che rimandano l'una all'altra, e ogni nota-luce rimanda ad un evento, ad un'azione, alla vita che in quel labirinto si consuma. Lo spazio di una tela per lui ubbidisce a due esigenze; ha da un lato una sua struttura a reticolo, tessuta come un tappeto, logica nelle sue geometrie e nelle sovrapposizioni cromatiche; dall'alto ha accensioni leggere e immediate, guizzi di emozione come in un tracciato elettrocardiaco. La vita è tutta interiore e nella luce di un terrazzo o in una notte stellata vanno cercate le corrispondenze. L’abbraccio, il dialogo tra due innamorati viene alluso, suggerito dai gialli pallidi, dai rosa, dalle ombre, in un compenetrarsi di tenerezze. I corpi non hanno consistenza, preziose tracce di un legame di un sentimento. Prevale una dimensione lirica un seducente amore per la pittura.

Paolo Nifosì
Le sinopie della vita
in catalogo della mostra
Galleria Andrea Cefaly Catania 1997

 


   
ESPOSIZIONI
   
PUGLISI
Il Mediterraneo
Coste e costellazioni

Genova, Palazzo Ducale
9-30 gennaio 2011
 
 
 
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